Sant’Anatolia di Narco è un castello medievale risalente al sec. XIII, sorto al centro di piccoli insediamenti feudali e protostorici di cui non restano che poche labili tracce, sia sul territorio che nei musei archeologici di Firenze, Perugia e Spoleto.
Scavi, condotti in epoca ottocentesca, nella località “Il Piano” hanno rivelato una necropoli riferibile ai secc. VIII – IV a. C., mentre scavi più recenti hanno invece individuato uno degli insediamenti abitativi dei popoli Naharki, una popolazione di origine umbra o sabina, attestata anche nelle Tavole Iguvine, uno dei più antichi ed importanti documenti storici, conservato nel Museo del Palazzo dei Consoli di Gubbio.
Fonti archivistiche ed orali testimoniano in loco anche l’esistenza di antichi castelli, tra cui quello di Narco, distrutti alla fine del sec. XII, per svincolarli dal regime feudale, da cui poi ha avuto origine l’abitato attuale, a mt. 328 s. l. m. su un pianoro di una collina.
Il suo nome attuale si deve ad Anatolia, giovane patrizia romana, martirizzata per il suo credo, nel 253 a Tora presso Rieti, insieme al suo carceriere e carnefice Audace, dopo averlo convertito; il suo culto è stato introdotto in Valnerina dai monaci benedettini.
L’impianto urbanistico del centro storico abitato è di tipo composito, infatti in sommità è pianeggiante ed a pianta quadrata, con mura, torrioni angolari e vie parallele che si intersecano tra loro, mentre da un lato si sviluppa a pendio, con strada centrale lungo il crinale dove si dipartono trasversali in piano.
Tra le vestigia medievali sono ancora individuabili alcuni tratti della cerchia muraria, i torrioni ed una porta di accesso al castello, mentre le abitazioni hanno subito continue trasformazioni, dando vita nei secoli anche ad alcuni palazzetti gentilizi.
La moderna strada di accesso ed alcune espansioni recenti hanno di gran lunga alterato l’impianto urbanistico originario, che comunque è ancora perfettamente leggibile.
Il suo territorio comunale è composto dall’accorpamento di altri quattro castelli comunali, risalenti più o meno alla stessa epoca del capoluogo e costruiti con le stesse caratteristiche architettoniche, che sono Castel San Felice, Grotti, Caso e Gavelli.
Ognuno di questi castelli era amministrato con proprie leggi, che ancora oggi si possono trovare in vari Archivi storici dello Stato, le quali sono state utilizzate dal sec. XIII fino all’Unità d’Italia e che non consentivano a nessuno di avere troppo potere.
Geograficamente la zona si sviluppa al centro della media valle del Nera per risalire lungo le dolci pendici dei monti Giano e Giove che la dividono dalla Piana di Spoleto e Coscerno ed Eremita dagli altopiani di montagna.