Chiesa di San Felice di Narco

Chiesa abbaziale benedettina costruita nel secolo XII nei pressi del fiume Nera e sorta al posto di un antico oratorio che conservava le tombe dei santi anacoreti Felice e Mauro, due eremiti siriani che hanno evangelizzato questa parte dell’Umbria.

Infatti nel V secolo la zona è stata oggetto di emigrazione da parte di un nutrito gruppo di eremiti e monaci siriani, che hanno fatto da guida e insegnamento al grande Benedetto da Norcia, primo istitutore dell’ordine monastico nel mondo occidentale.

Esterno

La bella costruzione attuale, voluta quasi sicuramente da monaci benedettini che in tale epoca realizzarono anche alcuni codici miniati, passò ben presto a rettori diocesani, in quanto l’abbazia fu soppressa dalla Santa Sede ed annessa alla mensa vescovile di Spoleto, poi data in commenda alla famiglia Lauri di Spoleto, che ha esercitato tale ruolo per diversi secoli.

La facciata è uno dei migliori esempi del secondo stile romanico spoletino, con portale lunettato, bifore e grande rosone sopra un fascione scolpito con le storie dei due santi; sul retro si eleva una possente torre campanaria, che in origine forse era parte della fortificazione.

Le campane

L’Abbazia di San Felice ha una torre campanaria con tre campane.

La campana maggiore è stata rifusa nel 1775 da Giovanni Battista Donati dell’Aquila. Misura 70,8 centimetri di diametro. L’iscrizione recita: SANCTVS DEVS, SANCTVS FORTIS, SANCTVS IMMORTALIS MISERERE NOBIS. HAEC CAMPANA REFVSA FVIT ANNO IVBILEI MDCCLXXV IOANNE BATTISTA DONATI AQUILANVS SUMPTIBVS ILLVSTRISSIMI PRIORIS SANTI. Vi sono raffigurate le seguenti figure: il Crocifisso, la lucertola, la Madonna col Bambino e la farfalla col drago.

La campana Mezzana è stata rifusa nel 1921 da Salvatore Orlandi di Gagliano Aterno (Aq). Misura 55,3 centimetri di diametro. Nella parte frontale, sotto la figura della Madonna col Bambino, è impressa la seguente iscrizione:

HAEC CAMPANA SUMPTIBUS
ILLMI DOMINI RAIMERLI PONTINI PRIORI
REFECTA FUIT A. D. MCMXXI

Sono raffigurati la Madonna col Bambino e la firma del fonditore.

La campana minore è stata rifusa nel 1870 da Vincenzo Gori di Spoleto. Misura 37,5 centimetri di diametro. L’iscrizione recita: AVE MARIA GRATIA PLENA D IOANNES PRIOR TAMANTI A. D. M CCC LXX. Sono raffigurati la Madonna col Bambino sopra alla firma del fonditore e la Croce.

È presente anche un’altra campana molto antica che un tempo si trovava nell’Eremo di Sant’Antonio.

Interno

Il semplice interno è ad una sola stretta ed alta navata, coperta a capriate, con pavimento in pietra e presbiterio rialzato, delimitato in parte da pluteali cosmateschi e terminante con l’abside decorato nella calotta con un Cristo giudice benedicente.

Della ricca decorazione pittorica che un tempo doveva ornare tutte le pareti restano oggi una Maestà della Madonna tra i Santi Sebastiano e Apollonia nel presbiterio, un’adorazione dei Magi, San Felice col drago e San Michele Arcangelo nelle pareti laterali, tutti riferibili al secolo XV.

Nella cripta sottostante, realizzata a due navatelle terminanti in absidiole, partite da colonna centrale, si conserva il sarcofago in pietra rossa contenente le spoglie dei due santi fondatori, che secondo la leggenda sconfissero e uccisero il drago che viveva nella zona, quasi sicuramente metafora del paganesimo e della bonifica della valle.

Inserite nella muratura della chiesa, realizzata sia esternamente che internamente in piccoli conci di levigata cortina bianca, vi sono anche due epigrafi romane.

Di fianco alla chiesa si trova l’abbazia benedettina, costruita intorno ad un ampio cortile, con numerosi edifici successivamente trasformati in residenza commendataria e priorale, attualmente ristrutturata per ospitare una casa di accoglienza religiosa.

Tradizioni

Nella chiesa si svolgono le feste di Sant’Apollonia il giorno 9 febbraio e di San Felice il 16 giugno.

Dove si trova la chiesa